Il ciclo produttivo
dell’olio extravergine di oliva consta essenzialmente di due momenti
distinti: quello di coltivazione, che si svolge in campagna, e quello di
estrazione, presso i frantoi oleari.
Si riporta di
seguito una descrizione delle diverse fasi che costituiscono il ciclo
produttivo dell’olio extravergine di oliva.
La fase
della raccolta
Quando le prime macchie di colore
rossastro tendono a farsi violacee e ad allargarsi è arrivata la
cosiddetta maturazione tecnica dell’oliva, corrispondente al momento più
idoneo della frangitura che concorre alla migliore qualità organolettica
finale, pur a fronte della rinuncia di una resa maggiore.
La raccolta delle olive è una delle fasi
più delicate e onerose del ciclo di produzione dell’olio. Delicata perché
il frutto subisce manipolazioni che facilmente lo possono danneggiare;
onerosa per via del costo della manodopera.
Un primo punto fermo, se si vuole
giungere a un buon olio, è dato dal fatto che i soli frutti che
interessano la raccolta devono essere quelli presenti sulla pianta. La
caduta di un’oliva può essere causata dall’attacco di un parassita o da
una malattia, come pure da una forte siccità, e comunque la permanenza al
suolo del frutto è motivo di un rapido decadimento; per tale motivo è
inaccettabile la pratica di attendere la caduta naturale delle olive, se
non altro perché ciò avviene a un grado di maturazione dei frutti troppo
avanzato.
La fase
estrattiva
È nel frantoio che avviene l’estrazione
dell’olio dalle olive. Estrazione, dunque, e non trasformazione, come
taluni erroneamente sostengono. L’olio, infatti, è un prodotto naturale
per eccellenza, che si estrae unicamente per semplice frangitura e
pressione del frutto. Un’operazione, peraltro, esclusivamente meccanica,
che non prevede infatti, nella maniera più assoluta, l’intervento di alcun
tipo di solvente, a differenza degli oli definiti “altri”, quelli ottenuti
non dal frutto, ma dai semi. Olio, come dicevano gli antichi, è quindi il
“liquore grasso e lubrico che si cava dall’oliva”.
Un tempo il frantoio era vissuto come
piazza, come agorà. Un luogo spontaneo ed esclusivo di incontri in cui
avvenivano scambi di idee e si formulavano resoconti sugli andamenti della
campagna olearia in corso d’opera. E ora, dopo un lungo periodo di
anonimato per i luoghi della molitura della olive, con le molte iniziative
spontanee ma ben organizzate dalle tante associazioni e aziende olivicole
attive sul territorio, si sta cercando di recuperare, attraverso
l’incontro con la gente, ciò che un tempo era patrimonio culturale comune.
Defogliazione e lavaggio
Sono operazioni fondamentali per ottenere
oli di qualità. Le olive vengono liberate da eventuali sedimenti solidi:
foglie, sassi, terra ed eventuali altri corpi estranei presenti.
Gramolatura
La pasta delle olive, comunque venga
franta, viene in seguito rimestata in macchine gramolatrici. La
gramolatura delle paste ha lo scopo di rompere l’emulsione olio-acqua e
favorire l’aggregazione delle goccioline di olio.
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La
fase della coltivazione dell’olivo
L’olivo è uno dei grandi protagonisti del
nostro paesaggio, pianta inconfondibile dalla chioma sempreverde con
foglie, lanceolate o ellittiche, superiormente lucenti e verdi, mentre
nella faccia inferiore si presentano di colore bianco-argento, per la
presenza di quella peluria che rappresenta uno degli accorgimenti messi
in atto dalle piante che vivono in regioni calde per limitare la perdita
di liquidi per traspirazione nei momenti più aridi della stagione.
La varietà autoctona di Colletorto e’
l’oliva nera di Colletorto. La pianta ha un’elevata resistenza ai
fattori abiotici: freddo e stress idrico.
I frutti, di media dimensione e di forma
ovoidale, presentano l’epicarpo pruinoso con lenticelle piccole.
L’endocarpo ha una dimensione grande, da qui il sinonimo di “noccioluta”.
Il distacco polpa/nocciolo è elevato. La produttività è medio-elevata
con resa industriale del 16% in olio. La produzione è alternata. L’olio,
all’analisi organolettica, risulta con un fruttato di oliva verde.
Raccolta
manuale:
la pratica migliore ai fini della qualità dell’olio è la cosiddetta
“brucatura” ovvero una raccolta totalmente manuale, le drupe non vengono
lesionate, la pianta non subisce danni ed il prodotto viene raccolto per
intero.
Appendice alla raccolta è la fase di
trasporto delle olive e di conservazione in attesa della frangitura. Anche
in questa fase i rischi da evitare sono i danni meccanici, causati ad
esempio dalla compressione da insaccamento; il raccolto dovrebbe essere
immagazzinato in locali ben ventilati, ma soprattutto deve essere avviato
alla frangitura in breve tempo.
Il
processo di trasformazione delle olive
Le operazioni di lavorazione delle olive
sono le seguenti:
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Defogliazione e lavaggio
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Molitura
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Gramolatura
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Estrazione
Molitura
Una volta private da ogni impurità le
olive sono pronte per essere frante con le tradizionali molazze in pietra
che ricalcano uno schema di tradizione millenaria.
Oggi rinnovato e automatizzato, il
frantoio con le mole in pietra, di antichissima concezione, offre il
vantaggio di realizzare una morbida frantumazione delle olive, senza
causare una eccessiva rottura dei noccioli, apportatori quest’ultimi di
sostanze amare nell’olio. Inoltre, l’impiego delle molazze consente di
limitare, in virtù della superficie in granito a contatto con la pasta,
l’inquinamento da metalli. E non solo, la pasta delle olive appena frante
sviluppa una temperatura inferiore ai 20° C.
Estrazione
L’estrazione tradizionale si ottiene
distribuendo la pasta delle olive su supporti discoidali di fibre
sintetiche detti “fiscoli”; questi vengono poi sovrapposti e impilati in
una colonna d’acciaio (foratina) adagiata sopra un carrello dotato di
scanalature. Si sottopone in ultimo la torre dei fiscoli, impilati a
gruppi di cinque e inframezzati da dischi di acciaio, a una premitura di
400 atmosfere con l’ausilio di moderne presse idrauliche. |